Sono tante le notizie sull’Iran che arrivano nelle nostre case attraverso tv, social, giornali, accompagnate da immagini agghiaccianti che raccontano di manifestanti arrestati e innumerevoli morti. Sono tanti i giovani uccisi perchè cercavano di far valere i propri diritti, in modo particolare tante ragazze prelevate, torturate ed uccise dalla polizia morale.

Immagini di guerra, come quelle che ci arrivano dall’ Ucraina, ma che non descrivono realmente l’angoscia e il peso soffocante che schiaccia costantemente ogni certezza e speranza.

L’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia, causa di una condizione di isolamento forzato, solitudine ed incapacità di instaurare rapporti umani. La pandemia, causa di povertà sotto diversi punti di vista: carenza di lavoro, affetto, relazioni umane, empatia, onore e dignità hanno reso l’intero panorama mondiale un fragile cristallo dalle molteplici e complicate sfaccettature la cui trama è sempre e solo una: la povertà.

Giunti a questo punto, specie in qualità di cristiani (praticanti e non), il Natale che senso ha assunto? È davvero la commemorazione dell’amore in tutte le sue forme o semplicemente un ulteriore motivo di sfoggio delle proprie ricchezze materiali?

Siamo carichi di artifici, apparenze, parole vuote e spesso senza senso; forse, invece, è giunto il momento di ritrovare il giusto assordante silenzio se vogliamo che la nascita di un bambino ci sorprenda ancora e renda questo momento, giustamente ricco di manifestazioni d’amore utili per noi e per il prossimo e non solo la patinata vetrina di luci natalizie prossime ad affievolirsi al calare dell’entusiasmo natalizio.

Un Natale differente