Il Vangelo di questa domenica racconta di un Gesù impegnato a spiegare ai suoi discepoli il senso sia della loro chiamata alla sua sequela, sia di ciò che ha spiegato nelle Beatitudini. Il tema fondamentale è semplice, ma allo stesso tempo affascinante: imparare a diventare pescatori di uomini, cioè indirizzarli verso il bene non solo con le parole, ma con una vita degna delle parole che annunciano. Apprendono che Gesù non propone loro una vita di successo, di arricchimento spirituale solo personale, di lasciare dietro di loro il mondo con tutte le sue preoccupazioni, ma di diventare sale della terra e luce del mondo. Gesù spiega anche il perché di questo invito colorito: creare una comunità che si incontra a cena alla luce delle lampade ad olio per consumare una cena gustosa. Scoprire le verità che i simboli nascondono è il compito di ogni cristiano. Trasmettere un cristianesimo gustoso vuol dire venire incontro al bisogno di gioia, di serenità, di bellezza, di senso che tutti gli uomini desiderano possedere e che la parola di Gesù offre a tutti gratuitamente. Spesso il nostro messaggio è noioso, stanco, senza sapore appunto e…non serve…per questo le parole scivolano via senza lasciare traccia. Ho sempre pensato che, come cristiani, dovremmo interrogarci se la crisi così evidente non sia il risultato che Gesù stesso ha previsto: non serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Addirittura calpestato, dice Gesù, forse non siamo arrivati ancora a vergognarci di Lui, ma non manca molto. Dobbiamo evitare che il sale non diventi scipito, ma dobbiamo anche stare attenti che il troppo sale non renda la cena immangiabile. E’ una soluzione, quella della rigidità, del rispetto delle regole, che molti pensano sia la soluzione nei momenti di crisi. Molto spesso ricorre la battuta: non bastano le difficoltà che la vita ci presenta, perché sia resa ancora più pesante da un messaggio religioso opprimente? Può esserlo anche la pretesa di una luce accecante. Neppure Gesù ha preteso che la sua luce obbligasse a credere in Lui. Il coraggio di essere luce, quindi di testimoniare è ciò che Gesù chiede ai suoi apostoli, ma deve avere la pazienza di aspettare, di comprendere, di non giudicare; d’altra parte Dio stesso ha ” lasciato intravedere di sé solo quanto basta perché dalla fede in Lui l’uomo sia spinto ad occuparsi dell’uomo. Perché non sia abbagliato dal cielo al punto di disinteressarsi della terra”. Così Simone Weil sul mistero di Dio. E continua ” il fatto che non sfolgori maestoso sembra un omaggio alla libertà dell’uomo; la salvaguardia suprema della libertà, la facoltà che gli è stata data, di scegliersi il suo destino”. Il pensiero ricorrente, cari genitori torna a voi. Essere sale e luce vuol dire creare e vivere in una famiglia che crea e dona gioia vicendevole tra genitori e figli perché al suo interno splende la luce dell’amore. Oltre la pietà e la tenerezza resta la riflessione sulla tragedia di una ragazza suicida per insuccesso scolastico che ha affidato alla tasca dei suoi jeans questo messaggio: ” mi avete dato il necessario e anche il superfluo. Mi è mancato l’indispensabile”.

Buona serata.

Messaggio catechistico del Parroco del 04.02.2023